45 gnoto ? Ma ignòto ed oscuro, sublime domator dei geloni, tu avrai sempre Un’ ara nel mio cuore, e ardenti olocausti nelle mie stanze. A te come all’ amico ideale fra’ pi'u cari idoli e i più soavi tepori si volgeranno i miei pensieri al mattino, e brucierà 1’ ultimo mio ciocco la sera. Tuo sarà il mio primo saluto ; tu moverai i primi miei passi ; tu scevri di rimorso gl’ incolpevoli amplessi, onde, quasi alle fiamme confuso, con le ardenti tue pietre io mi marito. Più fedele o geloso delle sacre vergiti di Vesta, che si lasciaron talora in sull’ ara ad-dormire, io serbo eterno da mane a sera il tuo fuoco : io l’incito, l’alimento, 1’ attizzo, l’accarezzo delle molle, e degli òcchi. Crepita, mormora, soffia la fiamma, e quel geniale rumore è per me il susurro delle acque, lo stormir delle fronde, il soave gorgheggiar degli augelli in primavera. Io l’ascolto, coti l’avido o-rccchio lo seguo, lo bevo, m’inspiro ; mentre negli occhi, nelle gote infiammate, già s’appalesa il caro poter che m’investe, m’arde, mi cuoce, mi farebbe buono a mangiare. Gocciola dal piacere e dal sudore la fronte, e scor-run del pari il sudore e l’inchiostro. Per te non