229 lecito di gettarlo a un tratto cinto di beffe e di scherni in teatro per farne ridere le brigate? Ma noi perdoneremo al Cambiaggio questa scortese profanazione; gli perdoneremo la barbara lingua, in cui è scritto questo goffissimo imbratto, che a lui piacque di chiamar melodramma buffo, e la dottoria per dottrina, e quel lombardo foglie di carta, per fogli, e V ircana, fatto sinonimo di fiera o belva; tutto questo gli perdoneremo; e in vero la nostra indulgenza non è poca ; ciò che non possiamo in guisa niu-na perdonargli, egli è ch’abbia voluto presentarci sulla scena l’iufelice spettacolo della maggior umana miseria, lo spettacolo della pazzia, e non un singolo caso, ma la pazzia nelle più misere vesti, nell’ospitale, nelle sue ultime conseguenze, nel suo più orrido aspetto, con tutto il tristo attiraglio de’ suoi dolori, e delle sue insegne ! E voi volete con tali apparati trattenerci, divertirci, destare il diletto e le risa?-Ma voi invece ci attristate, ci affliggete, convertite il trattenimento in supplizio, ci conducete a meditare sulla infelicità della nostra natura, ed in ¡specie sulla povertà attuale dell’ arte, e il decadimento del nostro teatro, se non ha nulla a presentarci di meglio. A. voi mancano nuovi ca-