272 Nell’ accademia prestarono 1’ opera loro gentile e il Badiali, e il Borioni, e la signora Ramaccini, astro novello eh’ or s’ alza pel ciel musicale e qui mandò la prima sua luce. I p«-zi musicali, cantati da que’due valenti, ottennero unanimi e fragorosissimi applausi, tanto che al Badiali convenne ripeter il versetto del- lo Stabat, e tutti e due insieme quella bell» Uarcaruola a due voci, in cui tutto ti si appalesa l’estro animator del Rossini. La Ramaccini nel duetto del Belisario: Ah se potessi fin*' pere! con U infaticabil Badiali, e più ancori nella romanzetta del Bruto, fece la più graditi' impressione e per molti pregii di voce e molte finitezze di canto. Aggiungi un coro diviso in più tempi, tratto dall’ Jginia d’Asti, opera do' maestro dilettante Levi, e ricco di non so che vivaci e leggiadri motivi; la sinfonia dell’Au-ber nella Muta di Portici, sonata, come 1* aria dello Stabat, maestrevolmente dall’ orchestra guidata con 1’ ordinario valore dal Fiorio; ag" giungi il Fauna al cembalo che accompagnale melodie del Rossini, e certo dovrà confessarsi, che, cosi per la eleganza che pel diletto, raccn-demia data dalla Società Apollinea domenica sera fu una delle più belle, quantunque di *u"