•¿•21 blico, che rispetto le sue decisioni, venero i suoi decreti ; solo dirò che mi sono formato una certa mia idea del pubblico. Per me, per esempio, dieci o dodici persone che schiamazzano ed urlano; quattro o cinque che sibilano o chiamano il gatto; una voce alta e chioccia che scende dal sommo, come la nota d’ un augello di cattivo augurio da’ tetti, non costituiscono il pubblico ; quelle son genti liete, che intendono a quel modo 1’ onesto passatempo del teatro, e si danno que’ liberi sfoghi. Il pubblico di Venezia all’incontro ebbe sempre nome di umano, cortese, gentile ed io non riconoscerei per suo un giudizio che non avesse in sè que’caratteri. Me ne appellerei. Ed io appunto domando che si rivegga il processo un po’in vero troppo sommario del-\'Ober Rossi; il pubblico non profferì la sua sentenza. L’ Ober Rossi sa molto bene il suo fatto; ha voce buona e intonata, ch’ella modula peritamente, e con garbo, nè fu nella sua parte inferiore a nessuno. Nel duetto con la Vietti, ella ebbe anzi parte a que’pochi applausi che allora s’ udirono ; onde non so perch’ ella fosse poi più sfortunata che gli altri. Certo, alla Fenice si domanda qualche cosa di più; ma e’son tutti