274 Gli spiriti si esilararono alquanto alla bella cavatina di Bianca, che la Vietti cantò con graude maestria e grande soavità d’ espressione, con quella sua voce facile, intonata, cbe ti scende al cuore. La Vietti fece conoscere '1 torto de7 più de’ cantanti, eh’ a vincer g-li applausi credono necessario sforzar la voce, e ragliano più che non cantino. Ella risparmiò la voce, cantò umanamente, senza sforzo o fatica, e piacque. Povera Bianca! così gentile, così sfortunata, e specialmente così mal vestita I La seconda sera si provò a mutar abito ; ma fu la medesima povertà con altri cenci. Anche le coriste cantarono con molta unione ed accordo il bel coro che precede quell’ aria, e il Marto-rati, in quel dolce preludio del flauto, ricercò tutti i cuori ; onde per tutti i rispetti questo tu il punto più gradevole e più gradito dello spettacolo. A questo tenne dietro il duetto tra lo due donne la Vietti e la Tosi, Elaisa, nel se-cond’ atto; 1’ aria di Manfredo, che il Capiti11'-quetato il primo timore, cantò con molta energia ed espressione, e 1’ ultimo duetto, dove il Devai fe’ pruova egualmente di buon cantante ed attore, dando il più acconcio colore al suo canto: benché pochi fossero i testimonii de’suoi