371 soprattiene e ne trova ancora certi sbalzi impensati e sto per dire impossibili, le smorza e si dilicatamente le fila, che simil magistero assai di rado in umana voce s’è udito e la natura pose in gola soltanto agli usignuoli. Il suo canto, ove la parola o la situazione il richieggono, è espressivo, toccante, drammatico : con quale accento di dolore ella canta p. e. nell’ adagio della cavatina quelle parole : 0 mie genti, o suol natio! Quanta è la pietà di quegli ultimi addio nell’aria finale! E però la cavatina, 1’a solo del duetto con Orombello, tutta 1’ aria della fine han fatto una sublime irruzione. Pochi e-sempi si videro d’eguale entusiasmo in teatro ; ella ne condusse a’suoi più bei tempi, e per lei s’infransero fin le leggi teatrali, e le tre apparizioni sulla scena, concesse ne’ casi comuni agli attori, sì mutarono in tante, che non ne abbiamo memoria. Eguale fortuna avrebbe forse avuto anche il finale dell’ atto primo, se i cori e 1’ orchestra, in quel bellissimo contrattempo, non si fossero un po’ribellati alla legge della misura, ribellione di cui anche altrove s’ ebbe nell’ orchestra alcun saggio, come la Prezzolimi mostrava coll’ accennar del capo e della persona a battuta, quasi a obbedienza vo-