339 per abbellire le loro parti, e rendere quest’ o-maggio al grande intelletto che le aveva create; la sola signora Fusarini si credette superiore alla sua e la sostenne con tale svogliatezza e mal garbo, che sorprese a ragione tutto il non numeroso ma scelto uditorio. Non so- lo non diede nessuna espressione, nessun sentimento al discorso, non colorì con nessuna finezza 1’ azione, ma fu un punto persino, in cui dopo aver detto su, o meglio precipitato le parole che le erano imboccate (lai suggeritore, si volse indietro con un oh dio! ed un atto dispettoso, quasi volesse dire non ne posso più. Per lei andò quindi a male tutto il terz’ atto e noi fummo defraudati di quel diletto che avevamo il diritto d’attenderci. La Fusarini commise un gran fallo; un attore che rispetti sè stesso e la sua arte, che ne senta 1’ amore, sa trovare in ogni personaggio che rappresenta la Propria ispirazione; ogni personaggio è bello quando sa vestirlo l’ingegno. Per altra parte, Quello della signora Felice, quand’ anche non tosse uscito dalla mente del Goldoni, è per sè Vilissimo, e in esso un’ attrice veramente di spirito ha largo campo a mostrarlo. La signora Carini affetta di parlar male il veneziano,