93 banco e della guantiera, che il mio Giuseppe ; Giuseppe che si educò alla scuola del Pedroo chi ; che tutta la gioventù studiosa, e non ¡studiosa delle Provincie Venete, imparava un tempo a conoscere a Padova co’più gran nomi della scienza; Giuseppe, sotto a’cui occhi più che sotto a quelli di nessun professore si maturarono tanti diplomi! Di quanto la dottrina delle leggi, od altra gli van debitrici nella persona dei loro discenti d’allora! Che soavità, che dolcezza ne’ suoi modi e nelle sue acque ! Quanto spirito nelle sue facezie e nelle sue essenze! Che condiscendenza, che bontà con quelle teste balzane, con quei sapienti di sotto gli anni della coscrizione, che sapevano così male divider per trenta, e si trovavano in sì crudeli frangenti nell’ultima fatale decina del mese! L’immagine del mio Giuseppe si confonde nella mente colle più ridenti e care memorie della mia vita, con tutti i miei più soavi diletti, ed io non posso volgermi col pensiero a que’ tempi di sì beate illusioni, di sì calde speranze, di tanti e sì nobili proponimenti, che doveano poi rompere allo scoglio degli anni, senz’incontrarmi nella gioconda faccia di quest’amico e provveditore della mia giovinezza!