te Ili teste curiose si sporgono. le sonagliere al­zano il loro monotono concerto che riporta il pensiero a vecchissimi tempi. E veramente un'aura patriarcale è d'intorno: spira dai luoghi e dalle cose, ma ve dalle rupi e dalle selve del Cargàno che incombe sul nostro fianco, mette come una strana lentezza nello spi­rito nostro che più non cerca tormentose altezze. ma umile si riposa tra quelle chiome d'alberi, su quelle roccie. su quelle spiagge marine. Ancor questo è il fascino di alcune terre che la solitu­dine chiude, che la febbrile ansia del tempo vol­gente appena appena lambe nei loro orli. senza penetrare ancora neU'intimità dei co tumi e delle tradizioni, senza svegliar desideri e disperdere al vento l'antica pace. Nè parrebbe che la guerra fosse pre ente e imminente quaggiù. se gli uomini giov ni non mancassero tanto d lle opere agresti, e se co ì. de non fosse il mare. L'Adriatico è im­menso, calmo, perlaceo: a quando a quando il morente autunno l'accarezza di sole. Manfredonia. È la osta prima di tentare il monte. i scende. Le sentinelle della territoriale son vestite d'un panno verde rossiccio. con toni di terra riar a. Si pensa che in una brughiera tra roveti e ti questi soldati. accovacciati all'agguato, sarebbero invisibili. Ed accompagnati dal loro buoni occhi di contadini. s'entra a vagabondare nella bianca. a cui le case basse sembrano accrescere il peso del cielo. Quando nel 1256 un terremoto spavento di­ ·74·