238 forse trovar di che dire sulla condotta e sull’intreccio. Gli avvenimenti troppo rapidamente succedono, s’affollano, senza che se ne scorga tampoco sempre la ragione od il filo. Sconcia com’arte, e come morale, è l’ingratitudine, aDzi 1’ empietà di quell’ Abigail, che dimentica sì pronta il benefizio e si volge contro Nabucco, misero ed infelice. Se non che questi difetti, inevitabili forse nelle attuali condizioni dell’arte, sono di gran lunga ricomperati da molti bei versi, fra quali scegliamo i seguenti, perchè il lettore faccia ragione del resto. Gli Ebrei si rivolgono col canto alla patria contrada: Va, pensiero, sull’ ali dorate, Va, tiposa sui elici, sui colli, Ove olezzano libere e molli V aure dolci del suolo natali Del Giordano le rire saluta, Di Sionne le torri atterrate.... . Oh mia patria sì bella e perduta ! Oh merabranza sì cara e fatai! Arpa.d'or dei fatidici vati Perchè muta dal salice pendi? Le'memorie nel petto raccendi, Ci favella del tempo che fu! 0'simile di Solima ai fati : Trarjgi un .suono di crudo lamento, *