249 ri, 1’aria finale nel terzo, levarono il ^eatro a rumore, e assicuraron la sorte dello spettacolo. La Loeve si mostro, non pure ottima attrice, s’ investì drammaticamente della sua parte, ma fece pruova di perita cantante, ed ella con 'erte soavi smorzature, con certi felici passaggi, destò universale ammirazione e diletto: si direbbe eh’ eli’ avesse per la prima volta creata quella parte, in cui qui ebbe pure un sì possente riscontro. Quest’opera non fece forse altra fiata più grande e gagliarda impressione. Ed ora, se fosse lecito al Bullettino assumer le parti o usurpare il diritto della critica, domanderemmo alla Loeve eh’ ella si guardasse un tautino da que’ soverchi sfolgoramenti di voce,. °com’ altri men poeticamente direbbe, da quelle strida, per cui ella ha una passione sì spasimata, e che certo non fanno bello talora il suo canto : lacerare non è dilettare 1’ orecchio. Ed Orombello"? Orombello, il Borioni, libero dalla soggezione del pubblico, lontan da’ suoi occhi, acquista forza e coraggio, ed egli appunto cantò con molta soavità e maestria quella presserà o romanza che sia, ma eh’ è certo un c*nto divino, fra le scene, e meritò insoliti, fra-Sorosissimi applausi. Al Borioni si vuol far fe-