263 lite e gentili, fu l’ultimo Veglione della Fenice, in cui ben si parve quanto ancora sia il lustro nella nostra città, che a torto non fu detta delle feste Reina. E quali i pubblici furono i privati festini: la Piazza, il Canal grande nella doppia Riva di Santa Maria Zobenigo e di San Moisè, la fondamenta Savorgnan in Canareg'io echeggia-ron de’ suoni dei più splendidi balli, e quando già presso al confine, il nume delle feste vedea spirar il suo culto, come in proprio suo tempio si ritrasse nelle sale eleganti e ospitali che s’illuminano il venerdì sulla Piazza, dov’tbbe così allegri e sontuosi gli oltimi incensi. In nessun anno la festa dilla Società A-pollinea fu più bella, più ricca d’ eleganza e di sfoggio così d’ abiti che di preziosi ornamenti, più lieta di leggiadri sembianti e d’ eletta società, quanto in codesto. Accrebbero curiosità e concorso i nuovi fregii ed addobbi, quell’aspetto d’agiatezza e di lusso, ch’ora assunsero 1 luoghi, e«che ben si conveniva al sito della maggior riduzione del cittadino bel mondo. Il tempo che in quella sera più che in altra imperversava furioso, la pioggia che cadeva a rovesci, i canali che gonfi impedivano sotto a’pon-