113 gno in sulle nove ore antimeridiane. Il portentoso anfiteatro, che da ogni parte circonda la vista di chi mira dal Canal di S. Giorgio Venezia; la Riva, la Piazzetta, il Canale della Salute, il lucido specchio dell’acque della Giu-decca; quella linea non interrotta di maraviglie, che intorno sparse, ivi tutte in un punto, quasi a pompa simultanea si raccolgono al guardo, andava a poco a poco rinserrando il cerchio e lo spazio. L’adriaca Anfitrite, che prima ne avvolgeva di tutte le grandi e belle sue braccia, si sciogliea dall’ amplesso, da noi si staccava, la vedevamo già lunge, mentre il legno, col lungo ire, e redire nelle lente svolte della lagnna, tornandole ognora dinanzi, pareva torsele a forza dal seno. Queste svolte, che fanno più poetico forse, ma non più comodo l’uscire del porto, spariranno tra poco; si sta ora scavando il Canale, e da S. Clemente cou maggiore comodità e speditezza si andrà diritto a Poveglia. Il giorno era lucido e sereno, soffiava un leggiero levante, e la barca si cullava molle-mente sull’onde. Passammo d’accosto a,Mala-rnocco, 1’ antica sede de’Tribuni e de’ Dogi, ed or la patria de’ uostri più ghiotti melloni. Cor* Vili *