166 matici accidenti molto felici, e alcuni buoni versi. L’azione è semplice e non pertanto molto toccante, ben ideata e condotta ; solo che gli accidenti troppo l’un sull’altro s’affollano, e non sono convenientemente preparati; il che è più forse difetto del genere, che non consente troppo larga la tela, che non dell’ autore, che in essa dee stringere il suo concetto. Qui Faone abbandona Saffo, non perch’ella non rispondesse dapprima al suo amore, com’ altri immaginarono, ma per gelosia, per vani e puerili sospetti. Egli teme di lei, gli fa ombra la sua gloria, la vorrebbe oscura, o vorrebbe ammirarla egli solo. Faone è un amante troppo e-goista , e si lagna di ciò ond’ altri andrebbe fastoso. Questo Faone è veramente un povero personaggio e la parte più difettosa del dramma. Mutabile, incostante, leggiero ei si lascia aggirare dagli altrui consigli, e non appena egli ebbe sì a torto diserta la povera Saffo, e datosi a un’altra, ch’egli si pente, e vorrebbe disfar il già fatto. Par che il poeta mirasse a render vero un proverbio : Saffo s’attacca veramente al suo peggio. Nè ci fa troppo bella, nè tampoco decente comparsa Alcandro, sacerdote d’Apollo, il quale, avendo cagioni d’odio