415 taneità della vena, la classica bellezza^ del verso, abbastanza il manifestano, ed egli appunto è il Romani. L’ argomento, come di leggieri s’immagina, è trattato con arte, con poetico criterio; non è opera di pratica, ma d’ingegno. Come nella tragedia del Pellico, Francesca e Paolo non sono ancor rei se non del pensiero; ei s’ amavano prima che, la dura volontà del padre di lei disponesse mal suo grado della sua mano, ed ei lottano, non s’ abbandonano al cieco impeto della passione. ' . .... Cielo clemente Deh! ih’ io morire almen possa innocente, esclama Francesca : * • Da sì fatale oggetto ‘ fi’ allontani il pensier. La loro situazione è veramente drammatica, e Boi ci affezioniamo av due personaggi e compatiamo alle loro sciagure, di cui non abbiamo ancora ad arrossire. L’interesse è ognor sostenuto; ma l’azione è forse precipitata un .po’troppo, e la scoperta del fatale secreto che ne forma il nodo, e a cui giunge il marito-fin già dal