25 1 cietà Apollinea: le sue porte erario chiuse, o a-perte soltanto a’solitarii diletti di poche anime Me, che venivano a consolare sul tavolier del tresette i beati ozii delle domeniche, o a misurarsi in qualche sera perduta sulla verde arena del men grave bigìiardo. Tacevano i canti, tacevano i suoni; il Carnovale, che altrove sco-teva i festosi sonagli ed incitava le danze, qui sulla soglia arretrava«; fin l’ultima speranza de’ più modesti ritrovi, 1’ urua innocente della tombola, giaceva inonorata e polverosa in un canto. Egli è che nel silenzio si rifacevano e ¡Ile ggiadrivano i luoghi; l’antica polvere del settecento spariva; sparivano i vieti ed usati ornamenti, a cui il tempo od i lumi avean fatto oltraggio o rapito il primo splendore; al rococò primitivo e pesante si sostituiva il nuovo e Più elegante rococò d’imitazione; le pareti di specchi, le scale di tappeti, le stanze s’ ornavano di nuovi arredi, e di ricca suppellettile di candelabri e di bronzi; s’apparecchiava infine ana stanza degna, e della gentil società che vi si aduna, e della città che l’accoglie ed ha no-Me fra le più sontuose e magnifiche. Le sale rinnovate s’ apersero lunedi sera, ed una fu la lode di tutti a chi ebbe il felice