104, ne spettacolo, una festa improvvisa, che mette tutto il popolo in convulsione e muta l’aspetto e la natura de’ luoghi. Dove di consueto è quiete, solitudine, silenzio, ivi è ora agitazione, folla, tumulto, mentre invano domandereste 1’ usato movimento, l’usata faccenda a’siti più popolosi e frequenti. Quivi la città è quasi iu sè stessa ritratta ; son chiuse le botteghe', deserte, solitarie le strade, l’eco vi rende il suono de’ passi ; meno le- tenebre, si direbbe la noite. La gente siede tutta al gran Circo. Che si distende dalla punta de’ Giardini alle ultime acquo di. Santa Chiara: Circo màraviglioso, di. cui il mondo non vede, e non vedrà mai 1’ é-guale, e che fu opera lenta di tanti secoli e tante glorie ! Quale aspetto presentino in su quell’ora le rive, d’improvviso quasi murate da quel vivo e mobile spalto; quelle acque coperte da mille e mille barchette, che o le affaticano in tutti i versi co’remi, o stendon sovr’esse, come in sala a pompa adornata, quel vago strato di sì varii colori che le toglie alla vista ; quanta sia l’allegra festa, il tranquillo tumulto del popolo, abbiamo avuto "sì spesso occasion di notare e far noto, è un tema sì attuale e perpetuo, su