66 dello spirito umano; mi getterei, Dio mel perdoni ! al retrogrado. A riparare p. e. le forze, a non ¡smarrire, vinti dalle difficoltà o dalle noie, questo infelice deposito della vita, a lei era paruto sufficiente, se forse non fu soverchio, porci due soli pungoli in seno: la fame e Fa sete; gli uomini ne inventarono un terzo: il pungolo acuto del naso, e come il ventre, crearono al naso la fame, ed oh fame rabbiosa, incessante, di tutte le ore! fecero ingorde, voraci, passibili di digestione le nari. Audace umana gente ! Ella abusò di tutto, e stuzzicò, violentò fino lo starnuto; apprese concupiscenza alle cartilagini dell’olfato. Affilato o camuso, rincagnato o aquilino, umile o superbo, quel membro imperiale, domi-nator della faccia, v’era acconcio quasi faro ()■ vessillo nel mezzo ad armonizzarne vagamente le parti, indice e lampa dei gusti e delle inclinazioni dell’ animo. La natura ve lo aveva fatto aperto, libero, elato a darvi più ampia 1 balia degli effluvii e dell’aure; per lui spiravano i fiori i loro fiati soavi ; a lui là primavera inalzava gl’incensi de’suoi nuovi profumi, e l’india e l’Arabia mandavano il tributo de’lor odorosi tesori. Voi no aVete mutato l’uffìzio e