200 quelle parti non ha pari, e in mezzo alle feste, agli applausi, alle acclamazioni, con cui egli era quasi ad ogni scena ricevuto, ognuno deplorava nell’animo, che l’uomo or fosse per l’arte perduto, e chiusa per sempre la fonte di tanto diletto. Questo fu il vero suo Addio alle scene; Addio glorioso, quale noi lo intendevamo, e si conveniva a un attor del suo merito, in mezzo al più splendido trionfo dell’ arte, e all’ entusiasmo del pubblico, di cui ne portava il desiderio e il rammarico. Vili. Gran Tkatho la Fenice. — Corrado d’Alta-mura, parole di Jacopo Sacchèro, musica di Federico Ricci (*). In verità lo dico : le son cose da perder la testa o da tenersene almeno ben bene il cappello. Imperciocché, comprendete la misera condizione d’un uomo, il quale con le migliori disposizioni del mondo, con un desiderio ardentissimo di lodar, d’ ammirare, di trovar perfet- '(*) Gazzetta del 15 marzo 1842.