367 stampò qui nella memomia di tutti. Non è a dire da quanti applausi, anzi da quale ovazione sia seguito il terzetto ogni sera. Il Balzar, che cosi potentemente contribuisce alla fortuna dello spartito, ci ritorna d’ assai avanzato cos'i nell’ arte che nella voce, la quale acquistò in dolcezza ed agilità. Il Balzar ha inoltre il bel pregio della più chiara pronunzia, tanto che rende inutile 1’ aiuto del libro. Come nel ter-z’ atto, ebbe molti applausi nelle sue arie, eh’ ei cantò con grande espressione e di buona maniera. Passando da teatro a teatro si cangia tema, ma non si muta lo stile. In San Benedetto pure si canta, egregiamente si canta; e saremo di leggieri creduti chi sappia che quivi sono il Coletti, la Teresina Brambilla, che in sè riproduce la scuola della sorella, quella Manetta, eh’ or forma le delizie di Parigi, e il giovine Selva, che nell’ Emani legò per sempre la fortuna al suo carro. Nessun attore è meglio acconcio alla parte di Nabucco quanto il Coletti, eh’ ha sì bella e maestosa presenza, una voce ancor più bella e robusta, un’ azione efficace e ragionata. E di qual pregio sia la sua voce ben 5> parve in quel sestetto della prima parte, ch’è