368 sì pieno di armoniche bellezze, ed a cui eg! con quel magnifico pedale: In mar di savgi fra pianti e lai dà sì opportuno e leggiadro r lievo. Eguali virtù d’ espressione e di canto notano in tutti i suoi a solo: Chi mi toglie regio scettro: Ahi miserando veglio, e tutti pr< dussero gagliardissimo effetto. La parte d’Ab gaille è forse, o m’inganno, un po’troppo fat cosa per la Brambilla, cantante piuttosto gra ziosa, e d’ un genere finito, che di forza. Il su canto è però drammatico ed espressivo, i sut motti leggiadri, e ne fé’ pruova in ¡specie nel l’aria non meu difficile che bella della part seconda e nel duetto con Nabucco, dove fe’ de gno riscontro al Coletti. L’ aria di Zaccaria eh’ era per noi dapprima perduta, è ora dive nuta uno de’ passi più festeggiati dello sparti to, mercè la bella voce ed il canto del Selva che sì bene la veste, e ne fa uscire tutto il sa pore. Egli ha (fgni sera qui strepitosissimi ap plausi, ed un po’ meno alla seconda sua aria. Come si vede, il teatro Gallo non ha volu to perdere, per l’apertura della Fenice, i suo diritti. E’ non si fe’ stare, addoppiò anzi i suo sforzi, e ci diede uno spettacolo, il quale po' fare all’alt o pariglia. Si pensi se Antonio Gral