427 mezzo il dicembre, e non potè far cbe crescessero gli spettatori in teatro; egli ebbe le stufe e i caminetti rivali. Ma il sig. Poletii, l’ho veduto io, per rubare la frase al mio amico Nozzo Nardini ; i suoi prodigii gli ho veduti io, e appena credo a me stesso. Diacine! chi mi spiega l’arcano ingegno di quelle sue portentose cassette? Quelle cassette hanno occhi, mente, cervello. Voi le tenete strette, serrate, il giuocatore non ci si accosta nè meno ed elleno vi rispondono al cenno come augel per suo richiamo. Le volete piene? ed elle si empiono. Vuote ? si vuotano, mutano insieme le robe entro chiuse; pur voi tenete in mano la chiave e la volgete a vostro talento. Pel sig. Poletii i nodi non istringono; i coperchi non coprono: voi lo legate ed egli non pure si scioglie, ma fa sparire il laccio che lo annodava; componete un numero entro d’uno stipetto, ei passa col guardo lo stipo e ve lo legge come fosse scritto di fuori per lettera ; ond’io non so perchè al modo medesimo non potesse rapire i suoi secreti all’ urna del lotto, e palesarne in carità, innanzi al fanciullo, i numeri della cinquina. In verità quest’ uom mi