frequenza dei moti della Penisola. Aa ogni passo della rivolta, rispondeva un paaeo della reazione: si perseguivano cittadini aoepettati di ilalianismo, si lanciavano accuse di offesa alla (( maestà sovrana l) $Ì condannavano alla distru­zione libri e giornali: e quante le rocche di Cra­disca, di Trieste, di Sebenico videro dolorose vittime strappate d'improvviso ai focolari ed alle civili cure e gittate nella triste ombra, sotto il peso di dure catene I 
Nel 1859 lo strazio dell'italianità era già pieno, nelle terre al di là dal mare. Ed ecco, un anno dopo, per un improvviso lampo di geniale crimi­nalità. alla segreta, al bando. alla imperlaI forca aggiungersi un nuovo stromento Cl'organizzata barbarie: la snazionalittazione. 
Fu scelta per fame esperienza, di queato atro­mento. la regione ove la convivenza di due razze era .rià un fatto di va)or positivo: la Dal­mazia. Vivevano in Dalmazia, da secoli. ita­Hani e croati: gl' italiani, autoctoni, discendenti de9l' Illirici che Roma aveva compiutamente la­tinizzato. e dei coloni romani che avevano rin­
nguato la terra, aul litorale e sulle isole, fisrli in gran parte -più accanto a noi -dei Ve­n della eniuima di cui hanno la dolce fa­vella e i coeturni: i croati • .tranieri, u.urpatori, aopraffattori. calati nel VI e nel VII eecolo al mare dalle loro montagne e, selvaggi an­cor essi, eenza leggi, senza oria -se non si voglia chiamare un lungo succederai Cii baruffe, di guerriglie, di ruberie, di .ungi -pure, dalla vicinanza degli indi trLuformati in 

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