352 tino del prologo, e tutta la parte del terzetto, sono detti da lei con molto garbo, con arte ingegnosa; e il pubblico potè ammirarne molte belle modulazioni, alcuni passi di grande agilità molto felicemente eseguiti, come nella cadenza : Ch’ ei mi debba un dì sprezzar, e nella cabaletta : Tu sei salvo. Oli supremo contento ! E anche accompagnò il canto con maggiore e più efficace espressione che non fece nelle altre parti ; solo che lasciò passare, quasi senza significanza, quella bella e tremenda ironia : Oli ! a te bada, a te stesso pon mente, Don Alfonso, mio quarto marito del terzetto; dove 1’ Ungher, quella cara Un- ii her, s’ era creato un momento di tanto effetto, che ne sollevava il teatro. La stella della Derancourt, a cui le tempeste sì varie e tante del nostro teatro, tolto aveano quasi ogni lume, or si levò dunque bella e lieta di nuovo splendore, e fugate sono le nubi nemiche: tanto è vero eh’ ogni cosa è soggetta alla fortuna, l’ingegno com’ altro. Più fausti e secondi auspicii accompagna-r0D0 invece la prima comparsa del Salvi, che nella generale impazienza del consueto spetta-