e letteratura, dove si possono benai Awertire dif ferenze regionali, ma non dividerne il compleaso uno e logico con due tagli latitudinali. Mentre anche per i panserbi esistono due letterature: la croata e la serba. È naturale quindi che, le la fusione delle due Italie ci ha costato tanti anni e fatiche -e ancora non ne siamo del tutto a capo -, la riunione dei serbi e dei croati non sarà affatto facile. E io ammetto benissimo che può essere nell'interesse italiano di favorirla piut tosto che ostacolarla come ha fatto l'Austria; ma avverto però ai troppo entusiasti serbofili che oggi come oggi la tendenza serba di arrivare in Dal mazia e magari in Croazia è una volontà impo rialistica assai più che un dovere e un diritto na­zionale. Tant'è vero che la gran maMa di slovenl e tre quarti almeno (se non più) dei croati erano fino a oggi austriacanti contro la Serbia, e oggi accennano di essere contro la Serbia italianizzanti. S'affidano più al paese di Mazzini che a quello degli eroici comitagj. E se anche domani le cose non staranno più così. oggi stanno cosÌ. Fra cin quant'anni può essere che i croati saranno tutti serbofili; ma oggi una Serbia che volesse annet­terli, è una Serbia per tre quarti imperialista. E francamente mi pare curioso che un italiano il quale tanto si spaventa per l'imperialismo ita­liano, sia poi dispostissimo ad applaudire e a favorire l'imperialismo altrui. Se queeto italiane crede ai plebisciti nazionali lrap-pia che perfino in l'.nego'Vil'la e hl Bosnia essi tla!'ehhe'ro 'cJe1't. éihe iJ'lteree'è'nfl COl'lt'ro Be}g&do. Cm rutt'o dè), p'o1c.,,-e l'a'éc'o'rdo nb'stYo co la