105 pur sono del medesimo tempo, hanno sotto sopra gli stessi costumi, e possono intendersi insieme agevolmente quand’ altri gli spieghi gli uni agli altri. . I traduttori, o quelli che si spaccian per tali, sono ben altramente audaci e temerarii, che gl’ interpreti : ei non si mettono mica attorno a’ miseri avannotti della intelligenza, e’ non sarebbe questo un gran male, ma si rivolgono a maggiori ingegni, a’ re del pensiero che non parlano com’ altri, e pensano meglio che gli altri. Ed eglino pretendono di mostrarci questi grand’ uomini tali quali, nel loro intero sembiante, con una lingua eh’ ei non parlarono e in un secolo in cui non hanno scritto. Un celebre traduttore non ha fatto persino dire ad Omero, non ciò che veramente egli disse, ma ciò che nel suo bizzarro concetto, mi perdoni la grand’ ombra padovana, ei doveva dire? I traduttori hanno invero singolari pretensioni! Come, o traduttore garbato, tu sai eh’ ogni lingua ha sue particolari proprietà, modi suoi proprii, eh’ ogni ingegno ha un’ indole diversa, e tu presumi di raggiungere tutte queste cose, d’iniziarci a tutte le bellezze, a tutte le intenzioni, al pensier più riposto, e per