109 XXVIII. Degli applausi (*). Si danno applausi ed applausi, com’ ha mellone e mellone; imperciocché nò tutti i melloni son rampichini o da Chioggia, che tutti son d’ una buccia e d’ un sapore, nè tutti gli applausi non muovono dalle stesse cagioni, nè souo della medesima specie. L’imperatore Aureliano il sapeva, e ne fu sì scandalezzato che li proibì tutti : a’ suoi tempi non si applaudiva, il che ovviava che s’ applaudisse male : l’imperatore Aureliano era un grand’ uomo. L’ applauso si manifesta dunque in più modi : il popolo ne’ suoi bollori applaude come i serpenti, fischiando : i più bei colpi di pallone sono accompagnati nelle Chiovere a San Giobbe da’fischi più rumorosi; in altri luoghi l’applauso assume la natura o il colore del reuma di petto e di cervello, e si esprime tossendo e sputando, con suono di gola e di naso, senza che in nulla ne perda la soavità della armonia. (*; Gazzetta del 5 giugno 1841.