325 al sole della teatrale lumiera i suoi vanni. Egli ci diede un ballo, quale da noi s’aspettava; un ballo grande, spettacoloso, che.ha gran pompa e magnificenza di vesti, gran movimento di persone e vario intreccio di danze; che-parla un po’ alla immaginazione, e molto agli occhi; un ballo in fine qual si conviene a un Teatro della Fenice, ed alla Città che due v erigeva una Fenice. Quando è da lodare si loda. Le splendide fantasie dell’ Oriente ne por-ser materia. Il compositore ci trasporta con la sua favola a’ tempi d’ un’ antica civiltà, civiltà molle e guerriera, bella d’ arti e d’imprese, in mezzo alle conquiste degli Ommiadi in Ispa-gna, fra le mura dell’eroica Granata; con lui abitiamo l’Alhambra, passeggiamo per le magnificenze de’ suoi orti, de’ suoi cortili, al mormorio delle sue fontane; assistiamo, in pensiero, a’ voluttuosi suoi bagni; quelle son le odalische, le almè, le sultane de’ santi califfi; santità non austera gran fatto, e d’assai agevole e comodo acquisto. Ismaele è il capitano degli eserciti di Maometto, e l’amante secreto d’una giovinetta, cui promise la fede di sposo. Amore s’accompagna volentieri con 1’ armi. Ora egli avviene, che