339 sorte, non da altro difesa incontra al suo disonore, e alla notizia del marito, che dal semplice velo, che le copriva il sembiante. Incauto! ed ei non pensava, che il velo s’ abbatte e rialza, e eh’ altri poteva strapparglielo. E questa disgrazia appunto succede, ed affretta lo scioglimento della catastrofe, perchè il marito, fatto ornai certo della sua sciagura, entra a parte della trama che si ordisce contra il conte, e l’uccide in mezzo un festino, ultimo addio, con cui quegli intendeva di prender per sempre commiato dall’amor suo; per lo che, se non affatto innocente, egli muore almeno in un santo proposito. Questa Clemenza, di Valois, trasportata la scena in Provenza, e mutati gli abiti e i nomi, è la medesima cosa del Festino di Gustavo, dramma della scena francese. Del suo il signor Rossi non recò, com’egli stesso dichiara nel ti-.tolo, se non le parole, e certe sue originalità di forme e di versi. Egli è, per esempio, gran partigiano della concisione, e fa bel risparmio di Verbi. E’ comincia così il suo libro: Ecco i segnali — desto, o soldato, L’ alba si vede a biancheggiar. Quel desto, come si scorge, vai quanto desiali.