118 sia nel mio articolo nominato, nè ci s’incontri pur quella voce. In un secolo di progresso e di critica, quando sì largamente s’intende la libertà del pensiero, i suoi principii sono sì tolleranti e liberali, eh’ ei nega a chi scrive il diritto d’ a-vere un pensiero suo proprio, e di manifestarlo, quando questo fosse in qualche guisa diverso da quello del maggior numero. Il campo della critica gli pare già così vasto, eli’ ei vorrebbe serrarlo un tantino anche più. Secondo questa umana e generosa teorica, da ciò che un errore fosse diffuso e generale egli avrebbe ad essere inviolabile e sacro, e’ sarebbe protetto dal numero, e guai a coloro che osassero, non pur combatterlo, ma toccare. Una volta che lo spirito pubblico fosse traviato, o il buon gusto nelle lettere corrotto, non sarebbe più in umano potere ricondurli all’ eterne fonti del vero e del bello : il cav. Marino, che suscitò a’ suoi giorni sì grande applauso, dominerebbe ancora co’suoi libri l’Italia; il Mengs si sarebbe a torto scagliato nelle sue lezioni contro a’ manieristi, e il Gozzi contro la voga non meritata di certi predicatori de’ tempi suoi, e contro tanti altri abusi, eh’ ei flagella ne’ suoi sermoni.