scolata col latte molto placava la fame. Se ne facevano pani. E quando i pompeiani ricorda­vano agli avversari la fame, questi gittavano nel­l'opposto accampamento di tali pani cc per dimi­nuire la loro speranza». Poi ricominciarono i grani a maturare. Ma sempre nell'attesa i soldati di Cesare affermavano che si sarebbero nutriti di cortecce d' albero piuttosto che lasciarsi sfug­gire Pompeo. 
Tutto il terzo libro è cosÌ episodico. deserit­tivo. sereno. Mai una frase che non sia dignitosa, nitida, riassuntiva. Ogni lassa reca la narrazione di numerose vicende: talora basta per una lunga battaglia. o per il resultato di sei battaglie eom­battute in un giorno solo cc tre presso a Durazzo, tre vicino alle fortificazioni » 

e Cesare trova cc es­ser caduti dei Pompeiani presso a due mila. molti dei veterani centurioni. In quel numero fu Va­lerio FIacco. figlio di Lucio. di quel Lucio che da pretore aveva ottenuto l'Asia: e si riportarono sei insegne militari». E lealmente, quai. anzi. con orgoglio continua: cc Ma nel Castello non vi fu assolutamente un soldato che non fosse fe­rito: e quattro centurioni di una sola coorte gli occhi perdettero. E una testimonian:r:a volendo offrire della lor fatica e del loro pericolo. a Ce­sare riferivano che quasi trenta mila frecce oontro il castello eran state gittate: e presentato a lui lo scudo di Sceva, centurione. centoventi fori fu­rODO trovati in quello. E Cesare, (IGme di lui aveva meritato. e della repubblica, avendogli do" nato due cento mila scudi, e molte lodi prodi­gatt:-gli, prtmunciù che dagli ottavi ordini egli. 
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