186 tute infedeltà, o come le avrebbe egli a lei confidate? Questi amori sono dunque combattuti dai fatti fino al 1574, ed appresso dal desiderio da lui dimostrato di lasciare Ferrara: desiderio eh’ egli apertamente manifesta in tutte le sue lettere e al Pinelli, e al Gonzaga, e allo Sca-labrino. Nel che, mentre l’autore vuol levargli di dosso una macchia, che troverebbe facile scusa in ogni animo pietoso e gentile, e la posterità gli ha già volontieri perdonata, non s’accorge che di un’altra molto maggiore l’aggrava; poiché certo nessuno potrebbe con e-guale indulgenza passargli questa ingratitudine verso il duca Alfonso, che pur lo colmava d’o-gni maniera di carezze e d’ onori, e il teneva in corte con ¡stipendi, per qus’ giorni, al dir della Canonici, signorili, non inferiori a quelli che 1’ Ariosto traeva da Alfonso I, che pur si contava tra’principi più liberali, e dal Cardinal d’Este Bernardo Tasso, suo padre; con questo di più che Torquato non era con essi legato da nessun obbligo o particolare servigio. Ben è vero che l’autore lo discolpa del fallo, attribuendolo non a sconoscenza, che anzi a sua detta nessuno fu di sì grato animo,