361 se, con quelle della nascita, v’ era pur l’altra della gioventù, della bellezza, della grazia, il fior del bel mondo di Venezia, e quell’ amabile aristocrazia, con la gentil pompa delle vesti e più de’sembianti, occupava le sedie, occupava in alto la ringhiera, e con egtial compiacenza dall’ una alle altre, e da queste a quella 1' occhio correva : splendido spettacolo, eh’altrove non può offerirsi che in grande e popolosa città, dove 1’ eleganza può accompagnarsi col numero ! Ebbero parte nell’accademia, salvo il sig. Ronconi, per particolari cagioni moventi l’animo suo, che non conosciamo, i principali cantanti del teatro della Fenice, e in nessun’ altra occasione furono più accetti e graditi, onde si confermò sempre più la sentenza, che ogni attore collocato acconciamente e in parte da sè, ben può valer qualche cosa. La Derancourt che cantò ben quattro volte, o sola, o in pezzi concertati, fu applauditissima nella cavatina del Bariier di Siviglia, dove fe’ bella pruova d’ arte e di gusto finissimi, in tutti que’ passi di grande agilità delle variazioni, e 1’ avrebbe già ripetuta, se non fosse stata la grande stanchezza prodotta, più che dalla fatica, dal gran