236 misura, leggierezza in que’ piedi, che più non possono essere obbedienti le braccia. La Fab-bre. danzò anch’ ella con assai leggiadria, e e tutt’ a due furono ridomandati, ieri sera, per insiuo tre volte sul palco- I pittori no han fatto una buona scena del villaggio ; sì che, per conchitidere ed essere consentaneo al mio assunto, io dirò che tutto ò bello, tutto ottimo nel nuovo ballo ; che se il pubblico non vorrà stare alla mia sentenza, e mi darà torto, .io mi consolerò col voto degl’ impresaci, poiché io sono con loro, nè per eosa al mondo vorrei distaccarmene. VI. Gran teatro la. Fenice.— I Caputeti e Mon-tecehi, del maestro Bellini, col terzo atto del maestro Vaccaj (*). Avete mai osservato, quando il cielo è tutto negro di nubi, e sta per rompere il nembo ó scoppiar la bufera, aprirsi d’improvviso in questo o quel lato una lucida finestra, don- li Gazzetta del 27 gennaio 1840.