fanno scudo. Lo spettacolo è qui superbo. mute­vole. avvincente: una specie di caos immane. da cui una sola espressione balza organica e indi­menticabile: la Fona. Attraccate alle banchine. ormeggiate sulla stesa glauca, stanno le squadriglie delle torpediniere e dei caccia, le Bottiglie dei sommergibili verdi­azzurrini. gli incrociatori snelli. le corazzate pe­lanti: e in mezzo alle lor prore di ferro si le­vano gli incrociatori ausiliarii a cui la trasforma­zione guerresca non ha tolto completamente l'an­tico aspetto di pace. i trasporti panciuti, le navi ospedale, tutte candide e vermiglie. le ciclopiche navi-officina dalla sagoma tozza e mostruosa, so­nOfe di magli e balenanti di scintille. Il tono che domina. nell'adunata. è il grigio freddo dell'ac­ciaio. con qua e là macchie smeraldine e san­guigne, interruzioni di bianco sporco e di giallo. Il grigio è delle nostre carene: il bianco di qual­che incrociatore d'Inghilterra o di Francia. Le bandiere garriscono nell'alto. ad ogni impeto più deciso del vento autunnale: una furnea densa, bassa. accecante, ondeggia sulle tolde. vomitata a nembi da una selva di ciminiere, ed or si tquarcia, ora s'abbatte sul mare, ora si spande a lembi sulle vie rivierasche della città. Tutte queste navi sono sempre pronte o. salpare per il loro destino. Un ansimar sordo di macchine in pressione, si diffonde dai loro fianchi, sale. si accorda in una specie di musica larga di cui ne­mon le case e le persone. Sovra i ponti si scorge il fervore degli equipaggi: a quando a quando muti colloqui di bandiere i' intrecciano nell' aria : . .