375 terzo tenore ; i tenori sono come le disgrazie, capitano a battaglioni, ma tutti e tre fecero fallo. Tra gli atti ballarono un bel duetto la Fab-bre, e il Bretin : la Fabbre, che si distingue per molta agilità e leggierezza di persona, e un poco anche di vesti, o che ha fatto grandissimi progressi da che nolla vediamo. Quanto al Bretin, tutti conoscono la grazia e la novità de’ suoi passi, e qui pure fece bellissima pruova ed ebbe con la compagna moltissimi applausi. Dalla Lucia alla Beatrice di Tenda si sale: si passa dal discreto teatro di provincia a quel- lo più sontuoso delle capitali, con tale splendore d’ addobbi è messa l’opera in iscena, ned è meraviglia chi sappia che l’impresario è il Catinari. Le tele sono o ci parvero nuove e di pregio; nelle vesti ha buon gusto e lusso, più che del secolo XV, asiatico; ed elegantissimo in ispecie è l’abito delle coriste; esse non furono mai più belle, grazie al sartore. Dal lato dei cantanti, Beatrice è la Striscia, sì gradita altrevol-te su questa scene medesime, uelle quali or ci ritorna corretta nell’ azione molto più ragionata e composta, e con la medesima, se non forse maggiore perizia e forza di canto. Eli’ ha note di soprano bellissime, che nel finale del primo