A ■ ■ ' •' V 312 mento e di membra; nn ritmo, un’ armonia di fitti, un linguaggio di vezzi, per cui in ogni posa ha una diversa modificazione ed espressione di grazia e leggiadria, con tanto maggiore effetto che a canto a quest’ arte sovrana, e che oso dir nuova, ba qui tutta la seduzione della gioventù e della più bella e perfetta natura. E come riprodurre con questa penna e si manca e fuggente tutto il potere e la grazia di quel gentil moto di minaccia, quand’ ella alto rizzando il bel capo, e porgendo il gombito innanzi, si volge di fianco come contro qualcuno? E 1’ amoroso abbandono, e la fuga, quasi altri la inseguisse ed ella s’involasse nell’aria? Ogni pittura perde e vien manco. A’quali luoghi si suscitò tale e così fatto entusiasmo, che scarse parvero le ordinarie significazioni di piacere e d’ applauso, ed altre se ne trovarono assai più gagliarde ed espressive. La geute affollata, calcata, non contenta d’ aver fulminato il bando a’ cappelli, chiedeva a basso fino a’violini, così ognuno era avaro, geloso della vista e dello spazio. Si narra che una persona d’ una certa maturità di consiglio, ma più ancora d’anni, e che aveva già assistito a’ prodigii della prima Taglioni, del Titus e dei Corali/, fosse in mo-