292 XVII. Teatro d’ Apollo (*). Quando il signor Doligny fece annunziar ne’ giornali eh’ ei sarebbe anche quest’ anno venuto in Italia a dare un corso di rappresentazioni francesi, tutti gli amatori della buona commedia se ue rallegrarono, come di lieta ventura, memori ancora dei passati e non guari lontani diletti d’alcune deliziosissime sere. Certo l’antica compagnia non era perfetta, ella non vantava nessun Mars, nessun Monrose, nessun Bouffé od Odry ; ma il Mozin, e l’A-bit, tolta nell’ uno e nell’ altra una certa monotonia, che li rendeva troppo a sè eguali in tutte le parti, il Josse, meno certe sue pur graziose buffonerie, madamigella Grave nella sua ingenuità, Armand e come amoroso e come brillante, possedevano pregii non comuni, e tutti avevano lasciato nelle lor parti, care ed o-norate memorie. Ognuno si rammenta ancora quel famoso: le malhenreux! il se roulait luer di (*) Gazzetta del 23 ottobre 1840 Miscellanea).