338 colloquio presente in disparte Renato, ed egli intende dal labbro stesso di lei la confessione delle pene di che le è cagione. Il barbaro se ne rallegra, ne concepisce le più ardite speranze, e le fa questa inala burla, di sorprenderla fra le ombre, mentr' ella con le più pure intenzioni moveva, appunto per obbliarlo, a compiere il rito superstizioso. L’infelice che aveva fin allor combattuto, se non con vantaggio, almeuo con dubbia fortuna la mala inclinazione dell'animo, sta già per cadere, ed abbassare affatto le armi. Ella gli confessa 1’ amor suo ; ma gli raccomanda d’essere nobile e generoso : lo confessa ; ma ne invoca la sua pietà: situazione a dir vero un po’ falsa e imbarazzata, perchè in queste cose confessare è consentire, e la pietà e la misericordia invan si domandano. Erica fatale! Ella fu più galeotta del libro di Lancilotto. ^e non che il co. d’Arles ha nascosti nemici, che insidiano alla sua vita, e convien dire che egli conduca con assai poca cautela le cose sue, poiché queglino sanno ov’ egli ora s’ alloggia, e vengono per trucidarlo : di che avvertito, a camparne, egli abbandona, poco invero generosamente, l’amante, e la consegna per condurla a casa, s’indovini mo a chi? allo stesso con-