3 06 cere del giungere con la fatica lunga dell’a-spettare. Le bellezze del Rossini sono di maniera che si sentono, vi scuotono, vi fanno balzar dallo scanno ; le altre si dimostrano, si ra-• 7 • ’ gionauo, e chi le sente più e chi meno; alcuni anzi non le seutono affatto, e questi per verità non sono i.sordi. I sordi possono anzi gustar meglio di noi coteste musiche fragorose, da artiglieri, ei che le odono naturalmente a traverso il sordino, che ne leva loro l’eccesso; nella guisa medesima che vede meglio il sole chi lo mira dietro d’ un velo, che ne ammortisce la soverchia luce, che non colui che lo fisa ad occhio nudo, il quale ne rimane abbarbagliato. E noi sani meglio non chiederemmo ; poiché infine nel fracasso d’un suono, che vince ogni senso, non fu mai bellezza, e, a rigor di parola, non s’è mai domandata musica quella dei cannoni e delle tempeste. Queste cose si sono dette tante volte, le ripetono ogni sera tutte le persone che usano a’ teatri, che i maestri dovrebbero farsene una volta coscienza, e sagrificare un po’ del loro sapere alla sanità de’ loro uditori. Intanto noi ci riposiamo in queste quiete ed umane armonie del gran mago, com’ egli fu nominato, in questi canti ispi-