355 rio ? Perché i professori giudicano d’ un lavoro musicale col sentimento e le regole d’ arte , quando il pubblico non ascolta se non la propria impressione. Ora da qual lato sarà la ragione? Non parmi dubbio : quando tutto il mondo ha torto, tutto il mondo ha ragione; onde si troverebbe che i maestri s’ingannassero, quand’anche, second’arte, fossero nel vero, se la loro musica a’ più non piace. Essa non è fatta per loro che s’intendono, ma per noi che non ce ne intendiamo: dilettateci; non vi domandiamo di più. Fu un tempo in cui i maestri stimavano bella e ingegnosa la musica, quand’ella era scritta sulla carta con un certo disegno : musica da occhi : questo pei maestri d’ allora era il caput artis, con questo criterio ne giudicavano, e chi loro si fosse opposto avrebbe avuto nota d’ignoranza. Ciò eh’ era allora il disegno or pare che per taluni sia il numero : e’ giudicano delle bellezze della musica, come gli statistici della prosperità degli stati, dal maggior numero delle cifre: opere e musiche matematiche. Pure il sig. Fetis , che di queste cose avrebbe ad intendersi, in un articolo riprodotto dalla Moda di Milano, sentenzia che nella musica non si ricorre alle combinazioni astruse