139 rsuno mai da questa parte nessuno, e il gusto delle sbreghe e delle patrie semate, come tanti altri innocentissimi gusti, sarà per l’umanità ad ogni ora perduto? Gran Dio ! perchè mandarci sì da lungi il caffè, e una volta 1’ anno i meloni, e far poi gli uomini in Piazzetta sì ben portanti e frugali ? Pure corre a frotte in Piazza la gente ; i caffè ne son quivi folti, stipati ; ha folla, calca per tutto ; chi non può sedere sta in piedi e attende come una grazia della fortuna una sedia. Se non che, quale arcana virtù, qual merito singolare rende ragion d’u-na voga così spietata e parziale? Forse eh’ ivi il caffè ha più soave l’aroma? Od è più fresco, più fragrante il sorbetto? Più pronto o diligente il servizio? Aimè! prima eh’ averne un bicchier d* acqua altri muor dalla sete o ne perde il fiato ; il caffè è in gelo, e ridotto alla prima natura, in acqua, il sorbetto! E ciò non per tanto, o sovrana ingiustizia! il mondo cieco o senza palato ci corre. Oppure la Piazza eo’suoi cento lumi, che ti tormentano la pupilla pel buio ristretta, con le mille discordanti sue orchestre, che ti fendon 1’ udito, con 1’ affanno ed il caldo della folla, che ti siedo e ti cammina di dietro, dinam i e dintorno, è luogo