327 sono già nell’ animo ribelli. Zulma approfitta di que’ primi bollori, e si fa 1’ Armodio di quel Pisistrato in turbante: Rompiamo le nostre catene: e’non vuol di grado concedernela, e noi conquistiamo di forza la libertà. Sarò a voi capitana : su, mano alle armi, mutiamo i veli in lorica, l’arpa in pugnale; usciamo in campo. Ma dove avrem l’ arme? A cui ricorrere? Domandiamole al cielo. Allà è grande, Maometto è il suo profeta. Nò la oraziou va perduta, perchè in quell’ atto ella rammentasi d’ un tal suo mazzetto di fiori, di cui non aveva se non a spiccare le foglie, perchè le avesse a succedere ogni suo desiderio. Era quello il dono d’ una fata benefica, che si nascondeva sotto le umili vesti d’ una schiava, ed aveva voluto in quel modo premiarla d’ un atto pietoso. Ella ne fa tosto la prUova : leva una foglia, ed ecco compaiono le arme. Armate in sì prodigiosa maniera e prodigiosamente aperto al tocco della lancia di Zulma il cancello, che le separava dal mondo, escono tumultuando in campagna. L’e-sercito femminile passa dal bagno alla tenda, dalle delizie degli aremmi a’ duri esercizii del guerriero : ordinano schiere, si dividono in drappelli, s’ addestrau nelle armi, si danno la