376 •atto, e nel bel quintetto del secondo, danno al-l’ingegnosa musica del Bellini quel brio e quel risalto, che il maestro si proponeva nel suo concetto. Nel quintetto ella cantò pure assai soavemente la sua parte a solo, e 1’ altra nel bel terzetto, che precede l’aria finale, e se altrove non è pari il suo canto, non è più suo difetto che della musica, la quale, a parte 1’ intrinseco pregio, non ebbe qni mai una certa fortuna, neppure quando sorretta dal-1’ unica Pasta. La parte di Filippo è sostenuta da un giovine basso, il Supercii, eh’ ha' assai doni di voce e di persona, eh’ ha un cantare soave e delicato, e certe sue belle e artificiose cadenze, che mostrano molta maestria e buona scuola. Ei conosce bene la scena, più che da giovine cantante non si attenderebbe, se forse la sua a-zione non è un tantino esagerata e troppo spessi i suoi gesti. Del resto egli canta la bell’aria: Qui m'accolse oppresso errante, in modo da non desiderarsi di più, ed ha applausi senza fine. Quanto al tenore, si sa eh’ ella non è la loro stagione: ciò non pertanto pare che ad Orom-bello assai proQtti la tortura, ed ei ne torna più valente nel canto; il Bertolasi dice quell’ a solo