243 VII. Gran Teatro la Fenice. — Maria d’Inghilterra, parole di Jacopo Zen nari, musica del maestro Giovanili Ferrari (*). Sonvi persone, lo quali, per ciò che la critica ò alcuna volta gaia, vivace, faceta ; per ciò eh’ ella vi tragge con l’ingenua facezia e lo scherzo alcun sorriso dal labbro, non saprebbero perdonarle d’ esser talora grave e severa, e terrebbero per nullo o insufficiente lo scritto, che svolgesse pianamente e senza figura il concetto. Altri, perchè talor la bur-banza e la presunzione di qualche povero e mediocre ingegno le strapparon dal labbro alcuna rigida, ma util lezione, la vorrebbero vedere ognora armata ad un modo di pungolo e di flagello, quasi perpetuo spauracchio agli autori. Ma questi tali non pensano, che le congiunture non sono sempre le stesse, che elle mutano, dominano, e non son dominato, a che dinanzi al suo tribunale, come a quello -(*) Gaza tta del 11 febbraio 1840.