135 fregò le mani, attaccò due corde alla sua lira, che non è se non un colascione, e si accinse bravamente all’ opera. Ma, ahimè! non appena il sig. Alfredo di Musset aveva cacciato il piede o la mano, come si vuole, nell’ inno guerriero, eh’ egli ci volle far da padrone, e pubblicò nella Reme de Paris quella cantata bella di tanta forza e in pari tempo di tanta ironia, in cui il gran fiume è scambiato in poche gocce, che so io ? di Kirschwasser : Novs V avons eu rotre Rhin alternanti, Il a tenn dans no tre r erre. Un tale stato di cose non poteva a pezza durare. Una settimana all’ incirca dopo che In cantata di Alfredo Musset vide la luce, un altro poeta si presentò armato di tutto punto, a far suo, per quanto era possibile, quel tanto che ancor rimaneva dell’ inno guerriero di Becker, il quale inno non era però questa gran cosa. Il nuovo campione era il sig. Edgardo Quinet, inventore della epopea umanitaria. Il sig. Edgardo Quinet, che altre volte aveva cannato il Juif Errant in due volumi, cantò questa volta il Reno fino alla concorrenza di quattor-