mosa, tremenda elezione di Sign, in cui la cor­ruzione e la violenza toccarono i vertici delle cose incredibili, distrugge la maggioranza nazionale della Dieta Dalmata. Protetti dalle baionette dei cacciatori tirolesi, votano preti. frati e penino i morti. Il barone PFluck, sozzo, sinistro agente della polizia viennese regge lo scettro della frode. I trenta seggi degli italiani scendono dopo la lotta a tredici. La battaglia per l'ita1ianità della Dal­mazia, entra nel suo ciclo disperato ed insonne. * * Certo, se nel 1866 avessimo vinto sul mare, se le multiformi navi di Tegethoff, fossero state tratte entro gli abissi profondi. noi avremmo tutto salvato, in Dalmazia, e l'italianità di questa terra non potrebbe essere oggi dibattuta dagli ostili. Ma la vittoria manna. coronata di wnide alghe e ammantata d'azzurro, non dispiegò per la nostra fortuna le ali, nè dischiuse al vermiglio sorriso la sua bocca purissima che ha l'acre sapore della sal E l'Austria, perduta la enezia. pa­vida della nostra pr06perante forza nazionale. terrorizzata dall'incubo di veder i strappare altre terre ed altre genti, specialmente su quell' Adria­tico da cui traeva tanta parte della sua e della sua orgogliosa pouanza, non attenuo la sua opera di distruzione: ma la rinsaldò, la fece più rapida. più violenta, più intensa. Resistevano gli autoctoni. serravano le file: era ognuno come la pietra d'un muraglia. Dall'al­tra parte l' alto croato, g'UÌdato • disciplinato