t un povero convento albanese, con dei frati barhuti che parlano strane parole: strane parole italiane d'altri tempi, accompagnandole con lar· ghi gesti e larghi sorrisi. Poco lunge è una &Oli· taria colonna dorica, rosa d.alla salsedine, bru­ciata dal sole scarnita dall'inavvertibile loorìQ dei secoli. Accanto alla colonna, avvien çh. il cuore dica di sostare e di sognare: avvien che .i soati e si sogni, e tutt'intorno è yastità di cieli e d'acque, di terre sconsolate e di monti. Era su questo colle, ove il cenobio .' al:aa, l'Acropoli d'Apollonia, cospicua colonia eca a cui l'espansione di Roma potè recare qualche segno latino. Fu quì che Cesaxe si portò sovente nel tempo della sua aspra guerra: quì per lo sbarco dei feriti, pel soldo delle sue anni, per la confenna delle sue alleanze, com'egli stesso ri­corda. Quì egli giungeva « quanto era neceaaario affrettandosi; Itemendo per Domizio che non fosse prevenuto dall'arrivo di Pompeo ... n. Ave­va la città mura salde e Cesare vi potè lasciare quattro coorti, volgendo la tragedia civile al suo epilogo sanguinoso. Altrove, verso l'oriente, ave i monti l'indi­nano sul vallone della Suschitza, maggiori vesti­gia, iscrizioni, sepolcri, ruder.i di muraglie e di fondamenta poderose, ricordano al viatore Aman­zia la morta. I luoghi cesari ani rivivono nella memoria. Rompono le rudi storie il silenzio ... A settentrione, oltre tutti quei marèsi e quelle paludi, al di là di tutte quelle spiagge umide e incerte nella nebbia azzurrina, sulla riva del mare sonante è Dirrachio.