aua voce un pO' bassa, con quel suo sorriso leg­gero e sicuro. Aveva fatta sua la parola: nece3­3ità. Era la aua spada . • Slataper diceva: è necessario che l'Adriatico sia tutto nOlltro. Nè i problemi che l'altra riva racchiude lo sgomentavano. Egli sapeva che la maggioranza della popola­zione, in Dalmazia, è slava. Ma non si disperava per questo, non &Ognava pericoli enormi e fan­tastici irredentlsrni per la nuova Italia. « Ogni periodo storico -egli scriveva -presenta e risolve nuovi problemi, e se la seconda metà del secolo scorso segnò la vittoria del principio nazionale, il nOltro secolo s'è iniziato appunto con il tentativo di trovar una soluzione per i ter­ritori dove .intersecano e li confondono due o tre .fere d'influenza nazionale (etnica, linguistica, economica, politica) per le quali il principio D\aZ­ZlJUano è una pura parola. E l'Italia non puo ventara.i del suo compito, come non se ne venta la Francia per l'Alsazia e Lorena, nè la Germania per esse, per lo Slesvig, per la Po­lonia, nè la Russia, nè gli Stati balcanici. Vuoi dire che l'ltalia dovrà compierlo seguendo una Itrad. e una regola sua li (l l. (I) 5ci.pio SI.taper. Confini Orientali. 'el volume «Dal Bren­nero .Ile Alpi Dinaricbe., di Alberti. Baccic.h. Barzilai, Batti­sti, De.ico, Dudan. Caida. Slataper. Stefani; compilato cl. Fran­caMe Bianco. -13S •