186 Simili dichiarazioni esplicite ed imperative non potevano che suscitare una sequela interminabile di polemiche e di minaccie. Si tacciò il Pribicevic di traditore, ma, intendiamoci, del « Serbismo », poiché dell'idea jugoslava non ci si preoccupava. Il Trattato di alleanza italo-albanese, che escludeva la Jugoslavia da ogni influenza nelle questioni interne di questo Stato e ancor maggiormente la ratifica degli accordi di Nettuno, più volte richiesta dall'Italia, fornirono all’opposizione croata un ottimo argomento per lottare contro il regime di Belgrado, il quale veniva frattanto accusato di non occuparsi degli interessi croati (come si vede la parola « jugoslavo » passa in seconda linea di fronte a quella « serbo » « croato » ecc.) e così il Ministro Marinkovic dovette lottare per circa quattro mesi in Parlamento contro il con titillo ostruzionismo della Opposizione per fare approvare gli accordi di Nettuno, finché il 20 giugno un tragico episodio doveva nuovamente rischiarare di una fosca luce la vita parlamentare jugoslava. I tentativi di riconciliazione fra il Governo e l’opposizione non avevano approdato a nulla. Nella sua triste concretezza l'avvenimento era il seguente. Durante la seduta del 20 giugno, mentre nell’aula parlamentare si svolgeva una disputa oltremodo vivace, un deputato della maggioranza il montenegrino Panica Racic, faceva fuoco contro i deputati dell'opposizione. Due di essi, Paolo Radic e Basaricek cadevano morti sul colpo. Altri tre fra cui lo stesso Stefano Radic, si abbattevano gravemente feriti. Dopo tali